Monet

La visione della luce dipana sul foglio bianco e diviene contorno che traccia gli spazi, su una pagina o nell'anima, essa si esprime in ciò che lo sguardo propone, culturalmente convenzionato o libero che sia, una realtà che è ombra e bagliore di se, con una semplicità (a tratti complessa) che disarma, capovolgendosi.

Questa è la peculiarità della pittura di Christophe Mourey (nei suoi disegni) e questa è la visione che ci pone l'autore nella sua opera, in cui come definisce: "La luce che non ha forma finché non incontra un corpo, proprio come l'anima, proprio come la vita ... è più del respiro, che inonda ... che unisce e allontana, che cambia ogni istante essendo sempre uguale ... che affama di sé."

Una vita che si travolge, implode nella luce dell'anima e rischiara come contorno reale abbarbicandosi ai sogni e alle emozioni, e le parole sinuose come efelidi di ricordi, di pensieri e di fantasie tracciano nuovi guizzi, nuovi raggi e riflessi, penetrando l'animo ed accecando paradisiaci visioni ... e, come scriveva George Simmel: "In un unico atto essa (la vita) plasma qualcosa che è più della stessa corrente vitale, la forma individuale, ed infrange proprio questa forma, delineata dentro quella corrente dal suo coagularsi, facendo sì che essa oltrepassi i suoi limiti e si immerga di nuovo nel suo fluire oltre."

di Marco Fiore